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Darwin
Qualche giorno fa ho ritrovato l'album che mi ha fatto conoscere il prog Italiano. Prima d'allora non avevo mai sentito nulla del genere. Non che sia un appassionato ma certe cose mi fanno ancora venire i brividi.
" Gloria a Babele
- Banco del mutuo soccorso/ Darwin/ Miserere alla storia-
" Gloria a Babele
rida la Sfinge ancora per millenni
si fabbrichi nel cielo fino a Sirio
schiumino i cavalli sulla Via Lattea
ma...
Quanta vita ha ancora il tuo intelletto
se dietro a te scompare la tua razza?"
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venerdì
Flash Mob
Salve a tutti, negli ultimi tempi mi sono interessato e documentato sul tema del flash mob al fine di scriverne un articolo. Spero di essere riuscito a dare un quadro completo del fenomeno, se così non fosse lasciate pure un commento, non mi dispiace correggere ed arricchire il progetto.
Grazie
“La Massa non è più quella di una volta”
- “Il Quarto stato”, Giuseppe Pellizza da Volpedo - |
“Con il termine flash mob (dall'inglese flash: breve esperienza o in un lampo, e mob: folla) si indica un gruppo di persone che si riunisce all'improvviso in uno spazio pubblico, mette in pratica un'azione insolita generalmente per un breve periodo di tempo per poi successivamente disperdersi. Il raduno viene generalmente organizzato attraverso comunicazioni via internet o tramite telefoni cellulari. In molti casi, le regole dell'azione vengono illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che l'azione abbia luogo.”
-Bill Wasik, l' ideatore del primo flash mob - |
Il primo Flash Mob è stato organizzato per il 17 Giugno 2003 davanti ai grandi magazzini Macy di Manhattan. Le indicazioni ricevute via mail da un tale “Bill” erano poche, ma dettagliate: arrivare alle ore 17:27, non un minuto in più, né uno in meno; salire al reparto “casa” e circondare un tappeto da 10.000 dollari; se interpellati da un commesso, ripetere tutti la stessa formula («Viviamo in una comune fuori New York, vogliamo acquistare il tappeto dell’amore»); alle ore 17.37 sciogliere le fila e disperdersi.
Cosa molto importante da notare, è la principale causa stimolante, che sin dal primo Mob è rimasta costante, rivelata dallo stesso Bill a chiunque gli ponesse la domanda: «Perché mai dovremmo partecipare? », la mail rispondeva in modo ambiguo: «Perché lo fanno tutti». E tanto bastò a radunare circa un centinaio di persone e far nascere così il primo Flash mob.
Tutt'ora vagando sulla rete in cerca di Mob, che si stanno organizzando, è molto facile trovare
la frase: “facciamolo perché lo fanno tutti”, quasi uno slogan che inneggi al mob come mezzo per comunicare, non necessariamente un messaggio classico ma più un messaggio umano, dove le persone si organizzano a centinaia attraverso canali inusuali, mantenendo sempre una certa segretezza per poter fare una sorpresa alla società,fermare tutto per un attimo, condividere qualcosa, divertirsi, sorridersi, e apprezzarsi, il “mi piace” di FaceBook diventa reale e la partecipazione realmente sentita.
Con l'uso sempre più diffuso di Facebook e dei social network in generale, con sempre nuove adesioni, la realtà sociale dei rapporti si sta costruendo un' immagine riflessa nella rete, dando vita ad una comunità virtuale. Gli utenti aumentano di giorno in giorno, creano intrecci di amicizie e potenzialmente possono comunicare con tutto il mondo stando comodamente seduti davanti al computer.
- Mappatura rapporti di un capione di utenti di Facebook - |
- Pillow Fight, New York 2009 - |
Come in una vetrina l'utente può curiosare nella vita degli altri e mettere in mostra la propria, mantenendo sempre però quella certa distanza, quel distacco che garantisce alla persona un minimo di sicurezza e di respiro, in risposta alla caotica e claustrofobica realtà contemporanea. Proprio per questa posizione voyeuristica si crea però un allontanamento tra le persone ed un crescente isolamento dell' individuo. Di conseguenza nel giro di pochi anni la gente ha iniziato a voler reagire a questa condizione di massa, composta da persone così distanti tra loro.
La massa ora vuole riconoscersi, radunarsi, sentirisi protagonista, conquistare quei famosi 15 minuti di notorietà che Warhol aveva presagito. Che sia una coreografia improvvisata, un “Pillow Fight” (battaglia coi cuscini ), un istante di assoluta immobilità (Freeze) o semplicemente un momento di condivisione, l'imperativo resta partecipare e mettersi in mostra, trasportando le dinamiche specifiche dei social network nella società odierna; ecco che nasce il Flash Mob.
Il fenomeno è anche di grande impatto per chi assiste, la gente infatti si ferma per le strade, le piazze, le stazioni, i centri commerciali ecc. ad osservare, facendo foto e video che poi andranno, probabilmente, ad essere condivisi nei social network amplificando l'effetto dell'evento.
“(...)Quando mi capita di vedere un flash mob ho sempre la sensazione che i partecipanti, che siano decine o centinaia, siano tutti amici di vecchia data e anche solo per questo motivo sento il desiderio di partecipare, per poter essere parte di un qualcosa del genere.(...)”
Il raduno è sicuramente un'iniziativa che stimola l'interesse di molte persone, anche di età diverse e distanti fisicamente tra di loro ma che il web e l'evento uniscono,persone che sono pronte a mobilitarsi e a dare vita al flash mob. Lo spettacolo inizia già nella fase preparatoria dove tanto è l'impegno da parte dei partecipanti, numerosi infatti sono i video delle coreografie che i mobbers propongono. Il set è quasi sempre lo stesso: una o al massimo due persone, nella loro cameretta o meglio in salotto, danno istruzioni sulle proprie coreografie homemade. Spesso il video è molto curato con titoli di testa e grafiche stroboscopiche. L'amatoriale può sembrare professionale e ognuno attore del proprio “film”, come già detto il desiderio di mostrarsi è un carattere che pervade tutto il movimento.
Per fare un Flash Mob non ci sono regole stabilite, ognuno ha il suo metodo.Cercando su internet si trovano centinaia di messaggi come questo, che danno precise istruzioni per organizzare il proprio mob. Il livello d'accesso è abbassato al minimo ed infatti fruibile da tutti: nessun palcoscenico quindi e nessuna dote particolare, chiunque può esserne protagonista.
Istruzioni:
- In primo luogo ricordate che ci vuole un po’ di tempo perché la voce si sparga, perciò programmatelo con almeno un mese di anticipo
- Scegliete un orario e un luogo e se state organizzando insieme a qualcuno mettetevi d’accordo prima di far partire qualsiasi comunicazione
- Evitate i giorni lavorativi, o se proprio è una data speciale che ricorre in settimana pensate ad un orario consono, tipo la pausa pranzo oppure dopo il lavoro, così per tutti sarà facile partecipare e ne saranno contenti
- Pensate ad un’idea carina e originale, qualcosa magari di mai sperimentato, non abbiate paura di osare, perché la gente quando sa di essere parte di un gruppo accetta anche le sfide più strane
- Se l’idea prevede una coreografia, che sia semplice da fare e magari che contenga movimenti ripetuti, così che davvero tutti anche quelli che si troveranno per caso a passare dal luogo del flash mob se vorranno potranno parteciparvi “in corsa”
- Fate partire il passaparola, attraverso post o sms, a tutti i vostri contatti, poi pensate ad una campagna per i social network (Twitter e Facebook), gruppi o pagine, e siate capillari, perché è assolutamente vietato produrre volantini o pubblicizzare l’evento sui media. Deve essere una sorpresa!
Ad ormai 8 anni di distanza dal primo, il flash mob, proprio perchè capace di scatenare mobilitazione, interesse e casse di risonanza mediatiche (amatoriali), diventa un format di cui appropriarsi. Molte infatti sono le manifestazioni che utilizzano questo evento per mandare un messaggio specifico, ne sono un esempio: il condom mob di Milano del 2009 contro l'AIDS, la mobilitazione contro la Camorra a Napoli e il raduno degli studenti dei licei di Firenze contro la legge 133.
Altrettanti sono i Mob sponsorizzati dalle grandi aziende che intuiscono la contemporaneità e l'efficacia del nuovo media garantendosi una visibilità maggiore ai canali più diffusi, snaturando però l'evento originale, dove i partecipanti non sono più persone comuni ma ballerini e attori e le testimonianze professionali e di alta qualità; “Il richiamo in altri media del filmato chiude il cerchio di una perfetta campagna di marketing multicanale”.
Il flash mob T-Mobile alla Liverpool Street Station e quello della Nokia nella biblioteca Sala Borsa di Bologna sono due esempi di come il flash mob può essere strumentalizzato a fini commerciali.
Le case discografiche non sono da meno e utilizzano il flash mob per pubblicizzare un cantante, vedi il flash mob organizzato per i Black Eyed Peas, o semplicemente come spunto per un video “originale” come “Mezzogiorno” di Jovanotti.
Da questi fatti si deduce che il Flash mob è un linguaggio moderno e d'impatto, destinato ad evolversi e ad adattarsi a diversi contesti. A mio parere un percorso “salutare”, che non rischia di finire nella massificazione e nella spersonalizzazione da “ballo di gruppo”, è sicuramente quello proposto da “Fattoria Vittadini”, compagnia di danza contemporanea di Milano. I danzatori utilizzano la struttura del flash mob per sviluppare delle performance integrate poi nello spettacolo “La Cura”.
Se in origine la contemporaneità della stessa azione era il fondamento del Mob, ora è l'elaborazione di un concetto, personalizzata da ogni performer, ad essere sincronizzata, dedicando del tempo al prendersi cura di se stessi o di una cosa. La scommessa proposta, anche se ancora acerba nell'esaudire una funzione educativa per chi assiste, è quella di portare la condivisione a “corde” ben più profonde.La necessità è quella di spingere il passante a partecipare, non basandosi sull'imitazione di un'azione predefinita ma, nel mettersi in gioco come individuo agendo sul tema proposto.
“(...)Il nostro bisogno è quello di richiamare l'attenzione sulla cura che si mette nell'agire, quotidianamente, poiché ogni qualvolta che si perde l'attitudine ad essere attenti del proprio agire, si perde esponenzialmente la libertà di affermare se stessi, di agire in accordo con la propria etica e morale, distruggendo così il valore politico dell'individuo, la responsabilità strutturale che ognuno di noi ha nei confronti del proprio ambiente di vita.(...)”
Un coinvolgimento da parte dei passanti ad un Flash Mob del genere è sicuramente più difficile. L'evento prevede un confidarsi a se stessi e agli altri partecipanti, educandosi a condividere emozioni in prima persona e a farsi avanti in una “coreografia “ che si basa sull'improvvisazione. Il Mob diventa perciò provocazione e stimolo ad educarsi ad una condivisione consapevole e costruttiva. Mentre l' interazione del Flash mob tradizionale nasce, finisce e muore in un momento, quella dei danzatori propone di mettere un “seme”, di scatenare una riflessione nella persona che la porti ad “(...)attivare uno scambio a cui generalmente nella vita quotidiana non prestiamo attenzione(...)”, connettersi un po' più vicini a se stessi e a ciò che ci circonda.
In conclusione mi sembra di capire che il Flash mob è un fenomeno contemporaneo che permette alle persone di colmare sia un bisogno di partecipazione e protagonismo ,”perchè è figo e lo fanno tutti”, sia di sopperire a quel bisogno di contatto con l'altro, che nella società odierna risulta essere sempre più difficile. È sempre arduo iniziare una conversazione alla fermata dell'autobus o in fila alle poste, sembra così strano non riuscire a parlare con una persona che non si conosce in un luogo che non ci appartiene ; il Flash mob è un pretesto, che consente alla gente di riempire questi non-luoghi con pillole d'interazione. In continua evoluzione, é destinato a nuove sperimentazioni e nuove forme di applicazione. La forza di queste folle però, o rischia di essere strumentalizzata, appiattita, incanalata verso una massificazione e ad una spersonalizzazione dell'individuo: "fare lo stesso gesto, predefinito, nello stesso momento, con altre persone". Oppure, in alcuni casi più rari, di "nicchia", si esprime per una valorizzazione della persona e una nuova dignità dell'uomo e della società, che non ha più bisogno di un "gioco" per veicolare una necessità così naturale come il bisogno dell'altro.
Fonti:
"69"
Diretto e girato dal regista Danese Nikolaj Viborg, racconta i drammatici eventi della Ungdomshuset (letteralmente "la Casa della Gioventù")
L'edificio, situato sul Jagtvej 69 in Nørrebro, Copenhagen, funzionava come un sotterraneo,
scena per la musica e punto d'incontro per vari anarchici e gruppi di sinistra dal 1982 al 2007.
Il 1 marzo 2007 la casa è stata sfollata dei suoi occupanti da parte della polizia.
Ne conseguono giorni di scontri intensi che danno vita ad un diffuso movimento sociale che ha combattuto per un nuovo spazio per la cultura alternativa.
- Trailer ufficiale "69" -
- Uno dei pochi trailer SUB Ita del documentario -
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